domingo, julho 22, 2007

Shape of my heart - Sting



He deals the cards as a meditation
And those he plays never suspect
He doesnt play for the money he wins
He doesnt play for the respect
He deals the cards to find the answer
The sacred geometry of chance
The hidden law of probable outcome
The numbers lead a dance

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But thats not the shape of my heart

He may play the jack of diamonds
He may lay the queen of spades
He may conceal a king in his hand
While the memory of it fades

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But thats not the shape of my heart
Thats not the shape, the shape of my heart

And if I told you that I loved you
Youd maybe think theres something wrong
Im not a man of too many faces
The mask I wear is one
Those who speak know nothing
And find out to their cost
Like those who curse their luck in too many places
And those who smile are lost

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But thats not the shape of my heart
Thats not the shape of my heart

(da banda sonora de Leon o Assasino)

sábado, julho 14, 2007

Segurança!

Um dos grandes temas da campanha para a Câmara foi a segurança, ou melhor, a insegurança. Contudo, todos os quandrantes analisam a segurança de um prisma ideológico: a extrema direita culpa os imigrantes, a extrema esquerda os ricos que exploram os pobres, o resto culpa a sociedade que discrimina os pobres, os loucos, os imigrantes, enfim, todos os que não se encaixam na sociedade.

Todas estas explicações partem do príncipio que o homem é feito pela sua circunstância, como se o homem não tivesse liberdade para decidir entre o bem e o mal. Contudo a realidade nega este pressuposto, de que o homem é feito pela circunstância. Desde sempre que há homens pobres e perseguidos que se tornaram grandes homens e homens que tiveram tudo e se desgraçaram.

O problema da segurança é, antes de mais, um problema de eduação. Nós hoje somos educados na crença que não há bem nem mal, só há culturas e opiniões diferentes. O mundo moderno afirma que não há uma Verdade, por isso não há coisas erradas.

Uma sociedade que é educada assim, é uma sociedade que simplesmente não é educada. Uma sociedade que diz que tudo é verdade é uma sociedade que afirma que nada é verdade.

Só uma sociedade que afirma a Verdade pode realmente educar. O problema não é a sociedade, mas sim a deseducação da mesma!

Houvesse mais Zé's!?

Toda a campanha eleitoral para a Câmara Municipal de Lisboa não foi propriamente pautada pela educação ou pela seriadade. Contudo houva dois candidatos que superaram tudo o que é admissivél de demagogia e desonestidade: José Sá Fernandes e José Pinto Coelho.

Por uma lado o "Zé" fez toda uma campanha a explicar como era um puro e incorrupetivel. Por todo o lado vimos cartazes que explicavam como haveria menos negociatas e mais ambientes se houvessem mais "Zé's".

Para culmina, o "Zé" apareceu na TV a fazer a enumeração das obras que estavam paradas há anos: o miradouro de São Pedro de Alcântara, o miradouro de Santa Lucia, o elevador da Bica. Todas obras iniciadas este ano. Contudo, o que saiu nos jornais, é que todas estas obras duram há anos!

Por outro lado José Pinto Coelho fez uma campanha toda sobre os imigrante e os maricas. Por muito que eu goste de ver quem combata o lobby gay, as mentiras que José Pinto Coelho disse sobre os imigrantes foram escandolosas e popularuchas: eles roubam os trabalhos, eles roubam, eles tem muitos mais subsidios do que nós!

Enfim, houvesse mais "Zé's" e esta cidade acabava!

sexta-feira, julho 13, 2007

Roma e o Dom do Espírito

O Pe Carrón escreve o artigo "Roma e o Dom do Espírito" publicado, na versão portuguesa, na revista Passos. Este pode ser igualmente lido, na versão italiana (imperdoável não sermos todos assinantes da Passos) na página internacional do movimento Comunhão e Libertação.

La Vacanza e il Destino


Appunti da alcune conversazioni con don Giussani di giessini, universitari e giovani lavoratori negli anni '60 e '70.Li riproponiamo nella loro pur evidente sinteticità. Dalla nostra storia, suggerimenti per vivere bene il presente.

Il tempo della libertà

Non è un dover fare, ma un dover essere. La vacanza è il tempo della libertà, non come liberazione dallo studio, ma perché obbliga alla fatica e alla responsabilità della libertà e della sincerità. È il tempo in cui viene a galla quello che vuoi veramente.C'è in me la presenza di qualche cosa di reale come il mare e le montagne. Io sono sempre io.Il tempo della vacanza è quello della personalità. Salvare la permanenza di un criterio (momento di fedeltà e di continuità). Dopo un po' di tempo anche la novità cessa e provoca la noia. La novità è la vera ricerca del nostro destino. Fare attenzione agli altri.Adattarsi a un ambiente non vuol dire compromettersi con esso.Mali: - considerare il riposo come un dimenticare quello che è accaduto prima- assenza di un programma- accettare di recitare una parte che mi renda più simpatico a quelli che mi circondano- paura di rimanere soli, che nasconde spesso la paura della responsabilità del tempoFissare dei punti nella giornata (sapere ciò a cui si va incontro) di cose serie, di preghiera.Saper riprendere sempre. Scrivere. Raggio estivo. Disporsi a vivere con bontà. Discrezione con l'ambiente.Evitare certe esperienze. Appunti da un Raggio, 9 giugno 1962

Lavoro e riposo

Il lavoro esprime la vita come vita, ingombra la vita tutta quanta. Il lavoro in senso stretto - l'andare in un determinato posto, oppure mettersi a compiere determinate azioni di cui si deve rispondere, a cui è legata una remunerazione che permette di vivere - occupa la vita più che il riposo, più che il dormire. Ecco, il lavoro contende col riposo lo spazio della vita, ed è abbastanza impressionante questo binomio (impressionante nel senso giusto della parola), perché è proprio l'uomo a essere diviso tra una quantità di inerzia e una quantità di energia. Comunque, il lavoro contende col sonno il primato nell'occupare tutte le ore della nostra vita.Noi usiamo la parola "lavoro" anche in senso più largo, proprio come sinonimo di "vita", cioè come espressione di noi. E, infatti, quando andiamo via, per chi riesce a essere fedele, a seguirci fedelmente anche in vacanza, qual è l'impressione rispetto alle vacanze che si facevano prima? Prima erano vuote e ora, invece, si sentono piene. O quando andiamo in gita insieme, facendola secondo il nostro spirito, dove sta la differenza? Quando uno torna a casa la sera non finisce tutto, non è di fronte a una cosa finita. Perché vacanze e gite sono diverse? Perché costituiscono un lavoro. Tanto è vero che tanti si impressionano, tanti si fermano e non ci seguono più per questo, perché se procedessero, se seguissero, alla fine di una giornata (gita) o alla fine di quindici giorni (vacanza) come noi li impostiamo, il tempo sarebbe pieno, chiunque lo sentirebbe pieno, sentirebbe che non ha perso tempo, cioè che ha lavorato. Esercizi Gl, Varigotti, 2 maggio 1964

Coscienza e compagnia

Dalla vita e dal crescere non c'è vacanza. Quindi per il periodo particolare dell'estate sottolineiamo due punti.La nostra è eminentemente una vita, quindi non si tratta di momenti staccati, che possono anche colpirci e impressionarci fortemente, ma che non ci richiamano, non ci introducono, non si risolvono in una vita.Sono due le caratteristiche particolari della vita d'estate: 1) la coscienza. La vacanza è il momento in cui più liberamente e tranquillamente si può prendere coscienza. Ci accorgeremo di vivere la nostra libertà, infatti, se avremo coscienza. Momento di libertà è quando più facilmente si può entrare in noi stessi;2) la compagnia. Essere intransigenti nell'impostare la nostra compagnia. Guardiamo all'espressione chiara e netta per giudicare la compagnia. E per mantenere questo, continuiamo il riferimento con la comunità. Scuola Gs, 6 giugno 1965

In cammino

La sequela è giocare il senso di se stessi. Allora il seguire diventa un lavoro, perché colui che tu segui, ciò che segui, non ti mette davanti il significato di te, perché questo lo farà Cristo venendo alla fine del mondo. Ma colui che segui, giocando, rischiando te stesso, ti mette davanti il senso di te dentro un determinato gesto. Perché il senso di noi stessi lo vedremo con evidenza alla fine; ma prima della fine c'è tutta quanta la trama di gesti che si chiama vita. Per esempio, una vacanza - non come la concepiscono tutti (tutti!) - che diventi un cammino, un passo nel cammino verso una maturità maggiore di sé: una coscienza maggiore dell'istante come rapporto col destino, una coscienza maggiore del nesso tra il proprio io e gli altri (comunione), una coscienza maggiore del nesso fra il gesto effimero, il gesto mio e la presenza delle cose (ordine). Così uno scopre, in quel frangente, un miglioramento di sé, scopre un senso più grande di se stesso. équipe Clu, 2 settembre 1978

quarta-feira, julho 11, 2007

Ainda sobre a Europa...

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O Professor João Luís César das Neves escreve, na sua habitualmente brilhante coluna "Não há almoços grátis", no DN da passada segunda feira, um precioso aritigo sob a epigrafe : "A Constituição que desmente a Europa".
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Este artigo, para além de ser um juizo claro sobre as últimas décadas da política europeia em geral e da evolução do apelidado "processo constitucional europeu" em especial, que por si só, já seria uma boa razão para lê-lo, tem ainda uma outra virtude bem mais valiosa. O Professor demonstra que não existe contradição entre ser-se "Pró-Europa" e discordar com o rumo que a União Europeia tem trilhado nos últimos tempos.
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De facto, tenta-se sempre colocar entre a espada e a parede aqueles que discordam com a idéia de Europa vigente ou com as políticas europeias em concreto.
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Exemplo dessa tendencia é a reposta do Sr. Ministro da Agricultura aos pescadores que colocavam a legítima questão de saber quais os beneficios concretos que a política européia das pescas trouxe a Portugal. A esta pergunta, o Sr Ministro responde que, se os pescadores estão descontentes deverão pedir a saida de Portugal da União. Este exemplo poderá ser pequeno, mas não deixa de confirmar uma tendência preocupante. Tal, apenas contribui para o crescente afastamento da generalidade das pessoas das políticas e instituições europeias
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A Europa, que orgulha-se de ser um espaço de democracia, nega-se ao debate democrático, exactamente na ferida que mais lhe dói: O debate sobre a o próprio projecto europeu. O que é a Europa? O que quer ser a Europa?
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Bernardo Gomes de Castro

quarta-feira, julho 04, 2007

Não à Ditadura do Relativismo, Sim à Europa!

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A CEE nasceu, após a II Guerra Mundial, com um propósito claro: Estabelecer uma "aliança" política estável entre os Estados europeus (principalmente entre Alemanha e França) de forma a recuperar dos traumas causados pelas duas guerras travadas no século XX e evitar futuros conflitos no Continente.

De Gasperi, Schumann e Adenauer foram os pais desta criança (a 6) que teve uma infância feliz. Numa primeira fase alarguou-se a Norte, Sul e Oeste. A pequena Europa (a 12) tinha um futuro risonho pela frente. A Comunidade passar-se-ia a chamar União (UE). A queda do muro de Berlim (1989), tornou possível o alargamento a Leste. O Santo Padre, o Papa João Paulo II, avisara-a da necessidade, para um crescimento saudável, de respirar com os dois pulmões (o ocidental e o oriental). Assim aconteceu e a nossa amiga Europa atingiu a maioridade a 27.

O que terá feito com que esta criança, com um futuro tão prometedor, esteja tão doente, agora, que se tornou adulta?

Os sintomas da sua doença são evidentes: os europeus sentem um afastamento crescente do projecto europeu. A elevada taxa de abstenção nas eleições ao parlamento europeu e o chumbo da "Contituição" do Sr. Giscard Destain na Holanda e em França confirmam-no.

A Europa é vista, pela generalidade das pessoas, como uma Tia velha que mora em Bruxelas e que manda um cheque, duas vezes por ano, no dia de anos e no Natal. Convém não a desagradar em demasia mas também não faríamos, em caso algum, uma viagem tão longa específicamente para a visitar.

Acontece que os sintomas não explicam por completo a doença. Estes limitam-se a descrevê-la. Perguntar pela sua causa e pela terapia adequada continua a ser pertinente.

Quanto à causa dir-se-á que, após uma simples análise ao sangue, se pode concluir que a nossa querida Europa foi infectada por um virus antigo, que já antes a atingira, mas que não criara nela as necessárias imunidades: O virus do totalitarismo. Este pode manifestar-se de diferentes formas.

Desta vez manifestou-se como ditadura do relativismo. Ninguém pode afirmar com segurança o que é bom e o que é mau. Esta forma subtil de ditadura torna impossível a afirmação clara de princípios e valores estruturantes.

Assim, a cultura da vida foi sendo substituida pela promoção (para usar um eufemismo) do aborto e da eutanásia. A defesa da família estável baseada no amor entre o Homem e a Mulher pela promoção de todos os tipos "(in)imagináveis" de família como igualmente desejáveis. O princípio da liberdade religiosa pelo laicismo deturpado. O princípio da subsidariedade por uma ingerência desadequada na autonomia das pessoas, das pessoas colectivas e dos estados.

A Europa perde, desta forma, uma das suas principais riquezas: a unidade na diversidade.

A nossa Tia Europa, não bastava estar velha e chata, como está metediça e autoritária. Esse é o seu principal problema. Ser velha e chata ainda se compreendia. Mas autoritária?

Acontece que este virus, que tantos danos causou internamente, começa a tornar-se perigosamente contagioso. Sinal alarmante desse contágio são as recentes pressões oficiais da União ao Estado do Nicarágua. Imagine-se! A União tem pressionado o Estado do Nicarágua para que recue num projecto de lei, em debate naquele país, por considerá-lo pró vida. Esta situação descreve bem o estado da doença. Ao mesmo tempo, silencia-se o grave problema da perseguição religiosa na China.

Mas haverá alguma terapia que elimine o virus e cure a Europa?

Parece que a terapia adequada apenas pode ser uma. O regresso às origens do projecto europeu. É necessária a afirmação clara dos valores e princípios fundadores da união. Os princípios de De Gasperi, Schumann e Adenauer. Só isso permitirá que a Europa cresça saudável e impedirá que continue a ser vista como a velha Tia autoritária.

Bernardo Gomes de Castro

Que sera, sera



When I was just a little girl
I asked my mother, what will I be
Will I be pretty, will I be rich
Here's what she said to me.

Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future's not ours, to see
Que Sera, Sera
What will be, will be.

When I was young, I fell in love
I asked my sweetheart what lies ahead
Will we have rainbows, day after day
Here's what my sweetheart said.

Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future's not ours, to see
Que Sera, Sera
What will be, will be.

Now I have children of my own
They ask their mother, what will I be
Will I be handsome, will I be rich
I tell them tenderly.

Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future's not ours, to see
Que Sera, Sera
What will be, will be.

Doris Gray


Um disparate é sempre um disparate. Que dele nasça algo de grande é Graça de Nosso Senhor.

P.S.: Post com dedicatória

terça-feira, julho 03, 2007

"Nós amamos mais a morte que vocês a vida"

Lembr-me que aquando dos atentados de 11 de Março em Madrid, os terroritas que realizaram o atentado diziam esta frase na mensagem que enviaram aos media.

Agora que o terrorismo na Europa voltou as primeiras páginas dos jornais não podemos deixar de nos perguntar, nós o que temos para opor aos terroristas? Eles acreditam lutar por algo pelo qual vale a pena dar a sua vida e a dos outros. E a Europa o que propõe? Porque razão vale a pena opor-nos ao terrorismo?

A Europa hoje não tem nada a propor. Cada vez mais se fala numa unida europeia, mas o que nos une? Um relativismo cultural, onde não se defende nem se acredita em nada, é isto que a Europa oferece. Uma cultura de morte onde o aborto, a homosexualidade e o divórcio são bandeiras. Uma cultura onde a fé, o casamento e a família são atacados constantemente.

A verdade é contra a cultura de morte do Islão a Europa só têm a propor uma outra cultura de morte. Mais lenta, mais gradual, mas igualmente mortífera.

segunda-feira, julho 02, 2007

Everybody Hurts - R.E.M.



When the day is long and the night, the night is yours alone,
When you're sure you've had enough of this life, well hang on
Don't let yourself go, 'cause everybody cries and everybody hurts sometimes

Sometimes everything is wrong. Now it's time to sing along
When your day is night alone, (hold on, hold on)
If you feel like letting go, (hold on)
When you think you've had too much of this life, well hang on

'Cause everybody hurts. Take comfort in your friends
Everybody hurts. Don't throw your hand. Oh, no. Don't throw your hand
If you feel like you're alone, no, no, no, you are not alone

If you're on your own in this life, the days and nights are long,
When you think you've had too much of this life to hang on

Well, everybody hurts sometimes,
Everybody cries. And everybody hurts sometimes
And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on
Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on
Everybody hurts. You are not alone